BA-DA-BUM (MA LA MOLE NO)
giovedìGiuseppe Culicchia ha già cantato la sua Torino in un fortunatissimo volume pubblicato da Laterza, Torino è casa mia. Ora torna a rendere giocoso omaggio alla città attraverso il canto del suo monumento simbolo, la Mole Antonelliana, (ri)dando la parola al genio visionario di chi la concepì e le donò il nome, l’architetto Alessandro Antonelli. Un personaggio che attraverso un monologare teatralmente fluviale – intervallato dalle osservazioni “postume” di una coppia di turisti nella Torino contemporanea – ci fa toccare con mano l’ambizione che lo spinse a concepire e realizzare il suo capolavoro. Il tono è freneticamente creativo, postmoderno nel suo urlare “Voglio una Mole sopraelevata / Voglio una Mole come in Blade Runner / Voglio una Mole esagerata / Voglio una Mole come Daryl Hannah”, ma allo stesso tempo fedele allo spirito di quello che lo stesso Culicchia chiama “un genio del tutto fuori sincrono rispetto ai suoi contemporanei, ma anche un caratteraccio”.