I lunghi anni Sessanta
giovedì La maggior parte della storiografia sugli anni Sessanta presenta interpretazioni severe di questa fase repubblicana che, con qualche variazione nella scansione temporale, viene considerata un'occasione mancata, se non addirittura perduta, per avviare il paese sui binari virtuosi di uno sviluppo economico, sociale e istituzionale pari o comunque in armonia con quello delle nazioni più progredite dell'Occidente democratico. Da qui si è venuta consolidando una valutazione dell'intera storia della Repubblica nei termini di un <<paese mancato>> (Crainz); una tesi largamente condivisa tanto da ritrovarsi nei manuali scolastici e da diventare per così dire vulgata corrente. D'altra parte anche chi con maggiore equilibrio non si associa a questa visione liquidatoria, ha finito per offrire la valutazione di un <<riformismo impossibile>>, stante gli equilibri tra i partiti in Parlamento e nelle stesse coalizioni di governo (Sabbatucci).Negli ultimi anni però si sono cominciate a registrare prese di posizione di altro segno che rimettono in discussione i parametri di valutazione da cui è derivata questa sorta di damnatio memoriae degli anni del boom e degli esecutivi di centrosinistra impegnati a governare il cambiamento.