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Novità terapeutiche nel trattamento della malattia del Parkinson

giovedì L'intervento chirurgico di impianto di un sistema per la stimolazione del nucleo subtalamico è un trattamento efficace per la malattia di Parkinson in fase avanzata in pazienti adeguatamente selezionati.
Esistono numerosi lavori in letteratura che documentano un marcato miglioramento clinico dei pazienti operati con una riduzione della disabilità motoria tra il 40 e il 70% rispetto al pre-operatorio. L'incidenza e la gravità delle complicanze chirurgiche sono modeste.
I risultati rimangono stabili, nella maggior parte dei casi, anche a lungo termine (8-10 anni).
La malattia di Parkinson (MP) è dovuta alla progressiva degenerazione dei neuroni dopaminergici della Pars Compacta della Substantia Nigra mesencefalica. La terapia farmacologica assicura nei primi 5-10 anni di malattia un buon controllo dei sintomi parkinsoniani, mentre il trattamento della fase avanzata (caratterizzata da fluttuazioni motorie e movimenti involontari) rappresenta ancora oggi il maggior problema terapeutico. Negli ultimi anni le terapie farmacologiche si sono arricchite di nuovi farmaci e nuove strategie terapeutiche per il trattamento della fase avanzata (levodopa solubile, inibitori enzimatici, infusione intestinale di duodopa). Inoltre, le procedure di “Deep Brain Stimulation” rappresentano un efficace trattamento della fase avanzata della MP (stimolazione n. subtalamico, globo pallido interno e, più recentemente anche altri targets).
La ricerca è infine molto attiva ed è prevedibile che nei prossimi anni nuove terapie (anche potenzialmente neuroprotettive) possano essere utilizzate. Sono state sperimentate su modelli animali numerose terapie geniche e attualmente l’approccio più promettente riguarda il gene per l’enzima GAD (acido glutamico decarbossilasi). Quest’ultimo approccio mira a correggere la riduzione del GABA, un neurotrasmettitore inibitorio, che si verifica nel nucleo subtalamico nel corso della MP. Un’altra strategia recentemente introdotta riguarda l’infusione di farmaci direttamente nel sistema nervoso centrale. L’approccio che finora ha ottenuto i risultati preliminari più incoraggianti riguarda l’infusione intracerebrale di GDNF (un fattore di crescita) in pazienti affetti da MP.
Affrontano l'argomento Leonardo Lopiano, Professore Straordinario di Neurologia, Dipartimento neuroscienze dell'Università di Torino, e Michele Lanotte, Professore Associato di Neurochirurgia, Università di Torino.
Modera Marco Accossato de La Stampa

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