Torino oltre la crisi
giovedì Tra il 1889 e il 1894 l’economia torinese è in ginocchio per il coinvolgimento del sistema bancario nel crack speculativo edilizio che investe anche Giolitti e i vertici politici nazionali. Ma già un decennio dopo la città ha assunto un profilo industriale, con l’auto e la Fiat in posizione di punta.La vicenda di Torino tra Otto e Novecento, con la transizione da una crisi profonda alla scoperta di una nuova identità, offre spunti d’attualità e spinge a chiedersi grazie a quali risorse la città si sia risollevata.
Per rispondere a quest’interrogativo la conferenza centra la propria attenzione sulla business community, cioè sull’insieme delle imprese e degli imprenditori uniti da relazioni sociali ed economiche. Attraverso la dislocazione degli uomini nei diversi Consigli d’amministrazione, i legami familiari e la comune appartenenza alla minoranza protestante, vengono ricostruite le reti di relazione tra gli imprenditori, le imprese e i settori e dunque anche le vie attraverso cui si muovono i capitali.
Ne emerge una Torino capace di reggere grazie a un nucleo di banchieri privati, a una rete di cotonieri protestanti per lo più svizzeri, e a un tessuto di boite, di piccole imprese meccaniche che per alcuni versi compongono un distretto. Ma sono determinanti anche l’avvento dell’elettricità, in cui Torino è all’avanguardia in Italia, e le banche miste come la Banca commerciale e il Credito italiano, mentre il decollo di inizio Novecento traina produzioni tradizionali come i saponi, il cioccolato, i liquori e la birra.
La città esce dunque dalla crisi grazie a forze diverse e con un profilo multiforme, non ancora schiacciato sulla monocoltura automobilistica, attraverso un percorso che si propone tra l’altro come utile termine di confronto con il presente.